FILM DA MASTICARE

“Film da Masticare” è una rubrica a cura di Fabio Zanello – giornalista e critico cinematografico

Daydream

Giappone. Nella saletta d’attesa di uno studio dentistico s’incontrano un uomo Kurahashi e una donna Cheiko. Un montaggio alternato alterna l’attesa dei due con i suoni amplificati degli strumenti odontoiatrici, mostrandoci le operazioni che il dentista compie sui pazienti con inquadrature fondate su dettagli e particolari della cavità orale. Inizialmente questo sembra essere un film saggio sul lavoro del dentista ma dopo mezz’ora entriamo in una sorta di dimensione onirica, dove deflagra la passione amorosa fra i due pazienti, che caratterizzerà il resto della narrazione filmica, quando usciranno dallo studio. Il regista Tetsuji Takechi porta sul grande schermo un breve racconto di Jun’ichirō Tanizaki del 1926, destinato negli anni successivi a divenire una pietra angolare nel genere degli amori folli e del cinema asiatico nei Sessanta. Del resto in questo film c’era una sorta di preveggenza: l’erotismo al cinema cominciava a non può essere una materia da serie Z o perseguibile dalla censura ma una forma d’arte, che si prestava a soluzioni formali davvero avanti per l’epoca, ma ormai consueti nell’audiovisivo odierno. I corpi sono stilizzati e pittorici fino a tratteggiare un senso di straniamento, il bianco e nero esprime gli stati d’animo dei protagonisti e la camera a mano sta sempre addosso ai personaggi durante i loro spostamenti per disegnare un maggiore realismo. La dimensione intima e quella onirica diventano in Daydream un puzzle con lunghe scene notturne e malinconiche, dove la donna ossia un’attrice magnifica come Kanako Michi, diviene un simulacro femminile su cui riflettere ed elaborare parecchie riflessioni.

Un cinema d’autore economicamente sostenibile dunque, che rende Tetsuji Takechi uno dei precursori della body art attuale, lanciando il film in un’accelerazione in cui Cheiko trova la sua vera femminilità e noi il piacere della visione. Ed è un vero crimine che il pubblico occidentale non abbia potuto apprezzarlo in sala ma debba accontentarsi del DVD import, reperibile ovviamente su Internet, anche per superare certi pregiudizi della vecchia Europa per cui il cinema nipponico è solo quello rappresentato da figure come Akira Kurosawa e Toshiro Mifune.